l progetto TERRE SOLIDALI nasce per sperimentare l’agricoltura sociale come risposta all’esclusione sociale, alla difficoltà nell’impiego lavorativo di giovani ed adulti in difficoltà e per la promozione di uno stile di vita improntato a scelte comunitarie, salutari, democratiche, partecipative e attente alla conservazione e valorizzazione del nostro territorio di vita.

 Noi soci fondatori ( Associazione Etnie, Associazione Il traghetto, Cooperativa Prometeo ) eravamo affascinati da esperienze di agricoltura sociale incontrate nel tempo e desideravamo scommettere in una formazione ed in una occupazione “diversa”, che ci permettesse di “fare con le mani” stando all’aria aperta, riscoprendo i segreti dell’agricoltura con la grande ambizione di creare cibo buono e sano per la gente del nostro territorio.

Volevamo scommettere sulla possibilità di diventare bravi agricoltori  introducendo ed utilizzando moderne tecniche di produzione rispettose dell’ambiente e delle persone.

 Volevamo concretizzare tematiche, spunti e provocazioni raccolte negli anni di attività in gruppi ed organismi formativi e di impegno civile dando vita ad un’esperienza nuova e antica allo stesso tempo. Nuova per l’abbinamento agricoltura – impegno sociale; antica per la possibilità di rivitalizzare un settore economico inspiegabilmente abbandonato,   riportando a fertilità gli appezzamenti affidatici, tornando  a lavorare per produrre qualcosa di concreto….

Più agricoltura nel futuro dell’Italia. Gli anni più recenti sono stati caratterizzati da un diffuso e inaspettato ritorno di attenzione per il mondo agricolo. Per l’82% degli italiani oggi il settore rappresenta un asset strategico del Paese per tornare a crescere: il 51% lo considera una fonte di ricchezza e di occupazione, il 31% ritiene che possa essere il nostro valore aggiunto in termini di competitività. È quanto emerge da una ricerca del Censis realizzata per la Cia (Confederazione Italiana Agricoltori). Se gli italiani vedono più agricoltura nel futuro, anche il presente si colora di verde. Fare l’orto e dedicarsi al giardinaggio non sono più attività per pochi affezionati, magari anziani. Un italiano su due coltiva un orto (e tra i giovani la percentuale non si riduce: 51%) e ancora di più sono quelli con la passione per il giardinaggio (70%).Giovani e start up guidano il rinnovamento. Anche nei difficili anni della crisi l’agricoltura ha continuato a rappresentare un importante attrattore di iniziative imprenditoriali. Dal 2010 a oggi sono nate 117mila nuove aziende, di cui 106mila in ambito agricolo e 11mila nell’agroalimentare. I due settori hanno rappresentato l’ambito di attività prescelto dal 10,1% degli imprenditori che hanno avviato un’impresa negli ultimi tre anni. E i giovani non hanno mancato di dare il loro contributo. Sono stati 17mila gli under 30 che hanno avviato un’impresa agricola a partire dal 2010: su 100 start up, 15 sono state create da giovanissimi. Nell’agroalimentare il loro contributo sale al 18,3%. Così, se tra gli imprenditori agricoli con più di 40 anni il 43,5% ha al massimo la licenza elementare e il 31,2% la licenza media, tra i giovani il livello di istruzione aumenta significativamente. Tra gli imprenditori agricoli 25-40enni il 45,3% è in possesso di un diploma di scuola superiore e l’11,2% ha una laurea, tra quelli con meno di 25 anni il 65,3% è diplomato e il 5,2% è laureato.

Successo dell’agricoltura anche nei percorsi formativi. Tra il 2009 e il 2013, mentre è diminuito del 13,8% il numero complessivo degli immatricolati nelle università italiane, sono aumentati gli iscritti alle facoltà collegate al mondo agricolo: +43,1% per scienze zootecniche e tecnologie delle produzioni animali, +22,9% per scienze e tecnologie alimentari, +18,6% per scienze e tecnologie agrarie e forestali.

Il nuovo corso dell’agricoltura al femminile. Il settore agricolo è un terreno fertile per l’universo femminile. Il 9% delle imprenditrici opera in questo comparto, a fronte di una percentuale che tra gli uomini si ferma al 6,6%. Le donne rappresentano il 31,2% del totale degli imprenditori del settore.
E la produzione media dell’impresa agricola condotta da una donna risulta superiore a quella facente capo a un uomo: in media 28.500 euro contro 24.800 euro.